Un altro asset strategico italiano è a rischio speculazione. Un triste B movie che questo paese conosce da tempo, avendo svenduto fin dai primi anni ’90 ampie fette di patrimonio pubblico. Sono tante le multinazionali angloamericane, ma anche francesi, che nel passato anche recente in Italia hanno fatto “shopping” con lauti guadagni. Oggi è il turno di TIM, la più importante società tecnologica del Paese, nonché l’azienda che possiede l’infrastruttura su cui operano tutti gli operatori tlc, è oggetto di un tentativo di scalata da parte del fondo americano KKR.
Il fatto che un asset strategico del genere non sia in mano pubblica, come avviene in qualsiasi paese che si rispetti, è già di per sé gravissimo. TIM è infatti partecipata per una quota minoritaria da Cassa Depositi e Prestiti, ma la quota maggioritaria è in mano alla francese Vivendì, con oltre il 23%.
Adesso interviene il fondo americano KKR, noto per essere un fondo che acquista aziende per spezzettarle e specularci sopra, con l’intenzione di rilevare il 100% della società coadiuvato nell’operazione da JP Morgan, gli amici di Draghi fin dai tempi della sua permanenza in Goldman Sachs.
Il rischio che si apra lo spazio ad una micidiale speculazione, è enorme. Lo scenario più plausibile è che KKR acquisti la società per poi farne ciò per cui nel mondo della finanza è diventata famosa: cioè un bello spezzatino. Un pezzo allo Stato, che acquisterebbe la parte infrastrutturale della rete con l’intenzione di fonderla con Open Fiber, accollandosi ovviamente la parte meno redditizia con debiti e decine di migliaia di dipendenti. E poi la parte commerciale potrebbe finire nel mirino francese (manco a dirlo) di Iliad, il cui fondatore siede anche come ‘indipendente’ nel CDA dello stesso fondo KKR. Senza parlare di altre importanti società controllate tipo Noovle, che si occupa di cloud, che potrebbero finire quotate e piazzate sul mercato.
Uno spezzatino in piena regola che ricorda quello di Gordon Gekko con la “Blue Star Airlines” del celebre film Wall Street. Il dramma è che non siamo in un film, parliamo di una delle più importanti aziende italiane, sia per volumi d’affari sia per strategicità. E qualcuno sta pianificando di fare una montagna di soldi sulle spalle del nostro Paese.
Da parte sua, il Governo ha cercato di fornire rassicurazioni con una recente informativa in parlamento, promettendo di continuare a vigilare su Tim e i suoi asset. Non è stato escluso, qualora strettamente necessario, neppure l’utilizzo del Golden power. È chiaro che se l’iniziativa del fondo miliardario KKR dovesse essere formalizzata con il lancio di un’Opa, il governo non si farebbe trovare impreparato ma metterebbe in campo in automatico tutte le strategie e gli strumenti del caso, Golden power in primis. Almeno, questo è stato l’impegno in aula dell’esecutivo incalzato da noi ma anche da altri gruppi d’opposizione.
Ovviamente ci auguriamo che dalle chiacchiere si passi ai fatti concreti. Il governo non può certo stare a guardare. Deve tutelare immediatamente gli interessi dell’Italia e dell’azienda nella sua interezza. Noi dall’opposizione gli staremo col fiato sul collo, perché di Draghi e dei suoi compagni di percorso, visti i trascorsi, non ci fidiamo per niente. Siamo seriamente preoccupati per il paese e per le conseguenze che certe scelte scellerate o imprudenti potrebbero provocare. Le rassicurazioni del governo non ci fanno star sereni. Purtroppo, tornando alla finanza, vige un detto: se ti siedi ad un tavolo senza sapere chi è il pollo da spennare il pollo sei tu.