Come è possibile che in Italia non si tenga conto della volontà del popolo e della nostra Costituzione?
Qualcuno davvero vuole un’altra guerra che potrebbe a questo punto estendersi pericolosamente e devastare l’Europa intera?
Noi italiani siamo direttamente coinvolti, legati alla Russia da rapporti consolidati di dipendenza per le forniture di gas ma anche su altre partite delicatissime di natura economico finanziaria. Ai cittadini ucraini, dovremmo inviare sostegni e risorse umanitarie, non armi. Perché alimentare il muro contro muro esponendo la popolazione civile ad una reazione ancora più dura da parte dell’esercito russo, non è accettabile. Occorre invece lavorare per l’immediato cessate il fuoco e riportare il conflitto sul tavolo del negoziato.
Ecco perché contestiamo l’invio di armi da parte dell’Italia. Il che non significa essere “pro Putin” come è stato detto in questi giorni da una parte consistente dell’informazione. Abbiamo già condannato l’attacco all’Ucraina. Ma non possiamo esimerci dal riflettere sulle cause storiche e politiche che oggi hanno portato a questo disastro. Solo guardando ad esse con obiettività si potrà ricostruire un confronto civile tra le parti. La costruzione di una via alternativa, la via della pace attraverso il dialogo e la concertazione, è possibile e il nostro Paese potrebbe essere il mediatore. La nostra vocazione pacifista e democratica ci impone un ruolo super partes. Non possiamo farci trascinare in un conflitto che se dovesse estendersi a macchia d’olio, non avrà né vincitori né vinti. Sarà una sconfitta per tutti e a rimetterci saranno sempre i più deboli. Non certo i potent