Mentre Draghi va al Parlamento europeo a giurare fedeltà alla causa della guerra per conto del popolo italiano, vaneggiando di fantomatiche riforme dei Trattati europei che non ci saranno mai, nelle stanze grigie di Bruxelles si discute la riforma della garanzia unica sui depositi bancari. Nota anche con l’acronimo di EDIS, che sta per “European Deposit Scheme Insurance”, essa consiste nel garantire tutti i depositi bancari dell’Eurozona allo stesso modo, così da assicurare un unico mercato dei capitali. Si tratta del terzo pilastro dell’unione bancaria, finora sempre ostracizzata dai falchi del nord Europa, ma che stavolta vede il parere favorevole del Ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner. Una riforma che, qualora approvata, rischierebbe di scatenare una tempesta perfetta sul debito pubblico italiano.
Finora i nostri Btp hanno goduto della copertura offerta dai vari piani di acquisto della BCE, il famoso Quantitative Easing. Come sappiamo, questa copertura tra non molto verrà meno. In aggiunta, i titoli di stato europei hanno usufruito del cosiddetto “DoomLoop”, vale a dire l’effetto dei reinvestimenti in titoli pubblici operati dalle singole banche nazionali grazie ai prestiti a tassi favorevoli della BCE. Anche questa copertura rischia d’essere cancellata, con particolare danno per l’Italia.
Secondo quanto previsto nelle bozze dell’accordo in via di definizione, infatti, in cambio dell’approvazione della garanzia unica sui depositi, gli acquisti di titoli di stato da parte delle banche nazionali verrebbero fortemente limitati. Per prima cosa, le banche saranno tenute a pagare una tassa sui titoli acquistati. Inoltre, è previsto che le stesse si attengano ad un’attenta diversificazione dei propri portafogli sovrani. Tradotto: se una banca italiana ha tanti Btp, dovrà venderli.
Nella prima fase le banche che hanno in bilancio titoli di stato con rating bassi sarebbero tenute a versare un contributo più alto al Fondo europeo di assicurazione dei depositi. Nella seconda fase, l’addebito sarebbe calcolato solo sulla quantità di debito pubblico detenuto. Un danno enorme per il nostro Paese, se pensiamo che ad oggi i titoli di stato pesano il 20% dell’attivo delle banche italiane, circa 427 miliardi, contro il 9% di quelle francesi e il 12% di quelle tedesche.
Questa riforma, unita alla fine del Piano di acquisti della Bce, rappresenterebbe una potenziale catastrofe per il nostro Paese. L’inevitabile conseguenza di tutto ciò è il ricorso al salvataggio del MES, ossia il definitivo commissariamento dell’Italia che questo Governo e la maggioranza che lo sostiene stanno preparando da tempo.