Alternativa presenta la sua mozione sull’Ucraina: conferenze di pace, basta armi e nessun ulteriore allargamento della Nato.
Il rischio che il conflitto in Ucraina si estenda al di là dei confini dell’ex repubblica sovietica è altissimo. Nelle ultime settimane tanto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, quanto esponenti di spicco dell’Alleanza come il premier britannico Boris Johnson, hanno ripetutamente alzato i toni e il livello dello scontro dialettico con Mosca. Il Governo Draghi ha fin dall’inizio rinunciato a qualsiasi tentativo di porsi come possibile mediatore di pace, e con il voto favorevole di tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di Alternativa, ha varato l’invio di un sostanzioso pacchetto di aiuti militari in favore di Kiev, che collocano il nostro Paese al quarto posto al mondo in valore assoluto per armamenti inviati. Una mossa scellerata che sancisce l’entrata in guerra non dichiarata dell’Italia.
Non a caso il Ministero della Difesa ha già preventivato tra gli scenari ipotizzati l’entrata in una guerra più ampia qualora uno dei membri della Nato fosse coinvolto direttamente nel conflitto in corso tra Russia e Ucraina, così come disposto all’articolo 5 del Trattato. Inoltre, già nel marzo scorso con lettera circolare dello Stato Maggiore dell’Esercito sono state trasmesse disposizioni per indirizzare tutte le attività di addestramento, anche quelle dei minori livelli ordinativi al “warfighting”, predisponendo allo stato di allerta i contingenti militari. È evidente che il potenziamento di tutti gli assetti e i dispositivi, inclusa la massima disponibilità del personale a essere richiamato, non deponga verso previsioni rassicuranti.
Evitare un’escalation del conflitto in corso e il probabile coinvolgimento del nostro Paese dovrebbe essere il dovere morale di qualsiasi rappresentante delle istituzioni. Come Alternativa abbiamo quindi presentato una mozione, che ci auguriamo sia discussa e votata quanto prima dal parlamento, per impegnare il Governo italiano:
1. A promuovere e organizzare al più presto una conferenza di pace a Roma o in altro Paese europeo per risolvere il conflitto Russia-Ucraina e limitare le gravi conseguenze che si paventano;
2. A non inviare altro materiale d’armamento letale in Ucraina;
3. A informare, in ogni caso e puntualmente, il Parlamento, nelle competenti commissioni permanenti sui dettagli di nuove ed eventuali forniture di armi ed equipaggiamenti indicando la spesa effettuata, la tipologia di materiale e le quantità;
4. A non incrementare, nei prossimi anni, le spese militari mantenendole in linea con quelle determinate per l’anno 2020;
5. A non appoggiare ulteriori adesioni alla NATO. Una delle ragioni che hanno alimentato la tensione, poi sfociata nel conflitto del 24 febbraio scorso, è certamente l’allargamento della NATO nei paesi dell’est Europa, come moltissimi analisti – nonché lo stesso Papa Francesco – hanno in più occasioni evidenziato. Una politica di continua espansione potrebbe quindi mettere a repentaglio anche gli attuali precari equilibri geopolitici. L’Italia, come membro dell’Alleanza, deve porre il proprio veto a scelte che certamente metterebbero a repentaglio la nostra sicurezza.