Il Governo Draghi dica in modo chiaro agli italiani se sta contemplando l’ipotesi di ricorrere al MES. Dica in modo chiaro se vuol portare l’Italia dentro una gabbia che condizionerà anche il prossimo Esecutivo, aggiungendo ulteriori condizionalità e vincoli.
Alla risalita dello spread di queste settimane hanno fatto seguito le dichiarazioni sibilline del consigliere economico di Palazzo Chigi, Giavazzi, e i recenti articoli sul MES usciti sui principali organi di stampa nazionale, tra cui quello del Sole 24 Ore del 7 giugno, che lasciano presagire una discussione in atto ai più alti vertici istituzionali.
È nota la proposta di Giavazzi e di Charles-Henri Weymuller, consigliere economico di Macron, per la creazione di un’Agenzia Europea del Debito che si faccia carico dei titoli pubblici acquistati dalla BCE dopo il marzo 2020 al fine di soddisfare il fabbisogno finanziario degli Stati per fronteggiare la crisi economica causata dalle misure di contenimento della pandemia. Tale Agenzia pare essere proprio il MES.
Il risultato empirico, oltre a quello politico della perdita di ulteriore sovranità da parte dei Parlamenti e dei Governi nazionali, sarà – come evidenziato da Giuseppe Liturri – la perdita per gli Stati membri del “sostanzioso flusso di dividendi che le banche centrali riescono a erogare proprio grazie agli interessi dei titoli detenuti in portafoglio, rendendo così sostanzialmente nullo il costo di quei titoli per il bilancio pubblico. Con il Mes come creditore gli interessi sui BTP si pagheranno senza flussi di ritorno”.
Draghi sia trasparente, venga in Aula o vada in conferenza stampa e risponda chiaramente sul tema. È paradossale che proprio lui, entrato in pompa magna a Palazzo Chigi come garanzia contro possibili commissariamenti europei, sia colui che con tutta probabilità ci porterà nelle braccia del MES.