Le auto-sanzioni che il nostro Governo ha imposto a tutti gli italiani e che avrebbero dovuto colpire la Russia hanno avuto come primo effetto quello di produrre il più grande surplus di saldo con l’estero, pari a 138,5 miliardi di dollari nei primi sei mesi dell’anno. Un risultato quasi quattro volte superiore al dato dell’anno scorso e che certifica una volta di più la totale inconsistenza delle misure prese e l’assenza di qualsiasi seria analisi preliminare sui possibili effetti.
L’elemento peggiore in tutta questa vicenda è che il Governo e l’Unione Europea non sembrano disposti a rivedere le loro posizioni suicide nemmeno alla luce di questi dati. Dagli scranni del Governo sentiamo ripetere da mesi il mantra delle sanzioni che ‘spezzeranno le reni alla Russia’, incuranti del fatto che in questi mesi la situazione è evoluta e parecchio.
Il risultato monstre delle partite correnti russe, ossia dei flussi di denaro in entrata meno quelli in uscita, è chiaramente attribuibile in parte al calo delle importazioni, che pesa in una certa misura. Come sappiamo infatti le sanzioni varate dall’Unione Europea impediscono alla Russia di importare, e di conseguenza alle nostre imprese di esportare, tutta una serie di beni che fino al 24 febbraio 2022 giungevano a Mosca. Ma questa è solo una parte della storia. L’altra parte riguarda il persistere di ingenti introiti per la Russia dalle esportazioni di idrocarburi, per via degli aumenti dei prezzi e dei nuovi corposi acquisti da Cina e India, che sono la vera causa di questi numeri e la dimostrazione più evidente del totale fallimento della strategia elaborata dagli eurofanatici di Bruxelles.
Emblematico è il caso dell’India che fino all’inizio dello scoppio della guerra importava quantitativi risibili di petrolio russo, circa 36 mila barili al giorno. Nel giugno di quest’anno il dato è esploso fino a sfondare il muro del milione di barili. Un risultato certamente favorito dagli sconti che la Russia sta praticando sul suo greggio, ma che alla luce dell’aumento imponente subito dal prezzo del petrolio le consentono di realizzare enormi profitti.
Il pensiero non può che andare a Conte, che tra un penultimatum e l’altro invocava un inasprimento delle sanzioni, e al trio Draghi, Di Maio e Letta, che agli inizi di marzo parlavano di ‘impatto clamoroso’ delle sanzioni sulla Russia e di ‘fallimento imminente’. L’unico fallimento a cui rischiamo di assistere nei prossimi mesi è quello di moltissime imprese italiane.