- Di Massimiliano Costantino Esposito
Si è festeggiato il primo maggio poche settimane fa, per santificare lavoro e lavoratori, il 28 aprile la giornata mondiale della Sicurezza e della Salute sui luoghi di lavoro, e già i dati ci comunicano cifre da bollettino di guerra.
Dunque non ci sono risultati evidenti provenienti da scelte politiche, almeno nell’immediato, qualcosa si sta tentando di fare aumentando i controlli anche assumendo più personale attraverso bandi pubblici negli enti deputati a tali fini istituzionali. Ma dopo anni di liberalizzazioni del mercato del lavoro, precarizzazione, fluidità del mercato rispetto ad una materia tanto sensibile e delicata, quale quella della dignità dell’individuo riservata al lavoro, essendo una sua identità permanente, insieme a scelte sindacali poco produttive a livello centrale, non potevamo aspettarci altro. Nella società post globale dove il lavoratore prima di essere tale è consumatore, dove il mercato ed il capitale ha vinto senza compromessi, sparisce totalmente quella identità di classe che, anche se anacronistica, aveva la legittimazione di costituire un fronte culturale plastico, non facile da frantumare nell’immediato, dalle tattiche divisive delle correnti del mercato globale, travestite dal progrevissivismo green, col cellulare in tasca da 1400, lo stipendio da 1200, ed i bambini in Africa ad estrarre colta e cobalto, con un ambiente devastato per sempre.
È sempre più difficile rispetto alle polarizzazioni raccontate dai media di massa cogliere le criticità senza veli ed ideologie, trovare quelle verità scomode che non fanno piacere a nessuno poiché sono colpa sia delle classi dirigenti al potere ma anche delle masse che non le hanno contestate a dovere, ritenendole argomento di secondo piano, o addirittura addentrandosi alla totale indifferenza.
Anche quando non ci sono episodi così luttuosi, catastrofici, permanenti quali infortuni o incidenti sul lavoro, per capire solo la sensazione espressa della società liquida di Bauman, solo nella modalita di richiesta di una semplice domanda per una figura professionale qualsiasi.
Vi siete mai soffermati negli annunci di lavoro dove trovate questa dicitura: ” ottima capacità di sopportazione in situazione di alto stress…”
1) Già metterla come qualità individuale preferenziale vi da l’idea della concezione della modalità di selezione e della sovrapposizione data per scontata tra lavoro ed alto stress.
2) Il sopportare alti livelli di stress a livello fisico e mentale può portare a patologie molto gravi, poi difficilmente risarcibili dal punto di vista giudiziale come malattie professionale.
3)La sensibilità, l’empatia, la creatività, l’equilibrio, la sostenibilità psicofisica sono caratteristiche quasi totalmente messe al bando nel mondo del lavoro odierno, devi produrre profitto per gli altri, meno spesso per te stesso, qualsiasi muro lo ostacoli deve essere abbattuto inesorabilmente. L’ultracapitalismo della società dei consumi di massa, propone che sei ciò che possiedi, status, beni e proprietà, null’altro conta, nessuna etica ne regolamentazione liturgica.
Spettri di carne, telecomandati dagli ormoni del denaro o dai bisogni indotti costruiti da demoni nascosti negli anfratti di bunker trasparenti.
I veri poeti, i panda meno apprezzati della nostra epoca.